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In piazza con i Sanitari per Gaza: solidarietà al personale medico palestinese

4 febbraio 2025 Redazione

In piazza con i Sanitari per Gaza: solidarietà al personale medico palestinese

Sabato abbiamo partecipato al presidio promosso dai Sanitari per Gaza, un'iniziativa intensa e necessaria che ha portato in piazza la voce di chi in questi mesi non ha mai smesso di lottare per la vita, anche mentre attorno tutto veniva distrutto. Parliamo del personale medico palestinese, delle mediche e dei medici, delle infermiere, degli operatori sanitari che hanno scelto di restare accanto ai loro pazienti nei momenti più drammatici, pagando spesso con la vita la loro scelta di umanità. Centinaia di loro sono stati uccisi, altri imprigionati senza processo, molti lavorano senza luce, senza strumenti, sotto le macerie degli ospedali bombardati.

La piazza ha chiesto che si vada oltre la parola tregua, perché una pausa nel massacro non basta. Serve un’azione politica chiara e coraggiosa, che inizi dal riconoscimento dello Stato di Palestina, come passo necessario verso la giustizia e l’autodeterminazione di un popolo intero.

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La solidarietà non è solo un gesto, ma una posizione politica

Serve la liberazione immediata del personale medico imprigionato, che non ha fatto altro che svolgere il proprio lavoro, spesso in condizioni inimmaginabili. E serve soprattutto la ricostruzione delle strutture sanitarie, ridotte in macerie da bombardamenti indiscriminati che non hanno risparmiato neanche ambulanze, reparti pediatrici e sale operatorie.

Essere in piazza sabato è stato un modo per stare accanto a chi salva vite mentre rischia la propria, per ricordare che curare non è mai un crimine, e che la neutralità della medicina deve essere rispettata sempre, anche e soprattutto in guerra. È stato un modo per dire che la solidarietà non è solo un gesto, ma una posizione politica, che parte dal riconoscere le responsabilità di chi alimenta questa guerra, dalle ipocrisie delle diplomazie occidentali fino al silenzio complice di molti governi europei.

Continuare a mobilitarsi è un dovere, non solo per chi crede nella giustizia e nella pace, ma per chi crede nell’umanità. E in questo momento, stare dalla parte del personale sanitario palestinese significa stare dalla parte della vita.

Non perdiamoci di vista!

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