20 marzo 2025 Redazione
Migrazioni femminili: la storia che non si racconta. Una mostra, una memoria, una battaglia per la cittadinanza
È stata inaugurata oggi all’Officina Lebowski, nel cuore di Montespaccato, la mostra "Migrazioni femminili", promossa dalla sezione ANPI Montespaccato, dall’associazione Nonna Roma e con la partecipazione di Barbara Belotti di Vitamine Vaganti – Toponomastica Femminile. Un evento che non è solo culturale, ma profondamente politico e civile, perché affronta una delle grandi rimozioni della nostra narrazione pubblica: quella delle donne migranti.
Un viaggio invisibile
È stata inaugurata oggi all’Officina Lebowski, nel cuore di Montespaccato, la mostra "Migrazioni femminili", promossa dalla sezione ANPI Montespaccato, dall’associazione Nonna Roma e con la partecipazione di Barbara Belotti di Vitamine Vaganti – Toponomastica Femminile. Un evento che non è solo culturale, ma profondamente politico e civile, perché affronta una delle grandi rimozioni della nostra narrazione pubblica: quella delle donne migranti.
Un viaggio invisibile
Le migrazioni femminili sono una costante della storia dell’umanità. Eppure, raramente vengono raccontate. Se i flussi migratori sono spesso oggetto di analisi, dati, titoli di giornale, lo sguardo si ferma quasi sempre su un soggetto maschile, o comunque neutro, astratto, depersonalizzato.
Le donne che migrano sono invece protagoniste di un doppio silenzio: in quanto migranti, e in quanto donne. Invisibili nelle statistiche, nei racconti epici, nei dibattiti politici. Oppure rappresentate solo attraverso cliché: vittime passive, oppure figure “virilizzate”, costrette a rinunciare alla loro femminilità per affrontare un viaggio duro, spesso pericoloso, verso l’Europa.
La mostra, visitabile il venerdì e il sabato dalle 18.30 alle 21.30, e la domenica dalle 10.00 alle 14.00, prova a restituire dignità, volto e voce a queste donne. Un percorso che intreccia testimonianze, fotografie, documenti, frammenti di memoria collettiva e individuale. Un’occasione per riflettere, ma anche per rimettere al centro del dibattito un punto di vista troppo spesso ignorato.

Il mito di Elena e le narrazioni tossiche
Come ha ricordato Barbara Belotti durante l’inaugurazione, l’archetipo della “donna in fuga” attraversa la nostra cultura fin dai miti fondativi: Elena, colpevolizzata per aver lasciato Sparta e innescato la guerra di Troia, diventa il simbolo di un’idea tossica della mobilità femminile, vista come diserzione, come trasgressione dell’ordine.
Oggi, le migranti sono ancora raccontate con lo stesso sospetto: chi fugge dalla povertà, dalle guerre, dalla violenza di genere, viene troppo spesso dipinta come “problema”, mai come risorsa, come soggetto politico, come cittadina in divenire.
Migrazioni femminili non è solo una mostra. È un invito a cambiare sguardo.

Memoria e futuro
Il coinvolgimento dell’ANPI Montespaccato non è secondario. Le donne migranti di oggi non sono così diverse dalle staffette partigiane di ieri: entrambe hanno sfidato l’ordine costituito, entrambi si sono mosse nei margini, portando con sé un’idea radicale di libertà. Ricordare, raccogliere storie, valorizzare la memoria è un atto politico. E in un quartiere popolare come Montespaccato, che vive sulla propria pelle il tema dell’inclusione e dell’accesso ai diritti, questa mostra è un seme prezioso.
Migrazioni femminili non è solo una mostra. È un invito a cambiare sguardo. A riconoscere la complessità dei percorsi migratori. A costruire una narrazione alternativa, che parta dalle persone, dai legami, dai territori. E che sappia, finalmente, riconoscere alle donne migranti il posto che meritano: non ai margini, ma al centro delle nostre comunità.
Non perdiamoci di vista!