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Diritti e resistenze: donne tra Iran, Afghanistan e Occidente

4 dicembre 2024 Redazione

Diritti e resistenze: donne tra Iran, Afghanistan e Occidente

La proiezione del film Suffragette di Sarah Gavron non è stata solo un momento di memoria storica sul lungo e coraggioso percorso delle donne inglesi per il diritto al voto. È diventata, nel nostro Municipio, un’occasione di riflessione viva e urgente sul presente, e in particolare sulla condizione delle donne in Iran e in Afghanistan, due Paesi dove oggi l’oppressione di genere è sistemica, strutturale, quotidiana.

Grazie agli interventi di Antonella Garofalo, del Centro Italiano per il Sostegno alle Donne Afghane, e Zahra Toufigh, dell’Associazione Donne Libere Iraniane, abbiamo affrontato non solo la storia e le caratteristiche delle legislazioni islamiche nei due Paesi, ma anche la rete di rapporti internazionali che spesso ha favorito, o tollerato, queste derive.

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Dall’Afghanistan dei talebani all’Iran della Repubblica Islamica, le donne subiscono violenze istituzionalizzate, esclusione dall’istruzione, dal lavoro, dalla vita pubblica. Ma le loro voci non sono silenziose: resistono, protestano, denunciano. A pagarne il prezzo, molto spesso, è la libertà personale e la propria stessa vita. Tuttavia, è fondamentale non isolare queste battaglie, né ridurle a retoriche di comodo.

Durante l’incontro è emerso con forza anche il tema della complicità dei Paesi occidentali, che in nome della realpolitik, di interessi geopolitici o economici, hanno spesso chiuso gli occhi di fronte a queste violazioni. Le politiche migratorie, il sostegno a governi autoritari, il commercio di armi, il silenzio diplomatico: sono tutti elementi che rendono l’Occidente, se non responsabile diretto, quantomeno corresponsabile di molte delle sofferenze subite da donne e ragazze nei Paesi sotto regimi fondamentalisti.

Proiettare Suffragette, dunque, ha significato guardare al passato per leggere meglio il presente. Ma soprattutto ha rappresentato un invito all’azione, alla solidarietà e alla responsabilità collettiva. Perché i diritti delle donne non sono mai acquisiti una volta per tutte, e la loro difesa è una battaglia che attraversa i confini, le religioni, le culture e le istituzioni.

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